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SERVO DI DIO PADRE GIUSEPPE MARIA LEONE CSSR
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Virtù e Fama di Santità > Virtù

DELL'EROICA TEMPERANZA

Il Servo di Dio fu temperante in tutto: nel parlare, nel guardare, nell'udire, nel dormire, nel mangiare, ecc.
Amava molto il silenzio e perciò non parlava senza necessità. Parlava a voce bassa, e le sue parole erano poche e misurate. Detto il necessario, tosto ritornava nel suo abituale silenzio. Per questo amava molto la solitudine della sua cella, e quando n'era fuori, sospirava il momento di tornarvi. Per sollevarsi, faceva nel tempo permesso dalla Regola qualche passo nel corridoio, senza mai scendere in giardino. Era pure solito d'inculcare agli altri il silenzio: "Imparate a tacere", diceva, "ed imparerete a pregare" si privava di guardare perfino le cose più innocenti.
Era poi alieno da ogni divertimento o passatempo. Invitato una volta nel 1899 dagli Educandi di Angri ad assistere ad una rappresentazione teatrale, egli con bel garbo non accettò l'invito.
Era sì temperante nel prendere gli alimenti, da destar meraviglia come potesse vivere. Né si potè conoscere per qual cibo avesse preferenza. Era insomma modello e specchio di temperanza. Sapeva però con mille artefici nascondere questa sua sobrietà. Qualche volta rimandò indietro, senza quasi nulla toccare, il pranzo che le Suore Benedettine gli avevano mandato, quando era presso di loro per ministero sacerdotale. La Madonna, diceva, mi ha detto Basta! Basta! Bevea quasi sempre acqua, e se qualche volta, cedendo alle insistenze, bevea del vino, era tanto poco da bastare appena a bagnarsi le labbra. Da se stesso, poi, non metteva mai zucchero nel caffè, ma lo sorbiva comunque gli era presentato.
Questa sua grande mortificazione nel cibo avea cominciato ad esercitarla fin da giovinetto, quando in dati giorni si asteneva dalla frutta in onore della Vergine SS.ma, e nel sabato e nelle vigilie praticava il digiuno.
Come pure fin d'allora si abituò a far guerra ai propri sensi, per assoggettarli all'impero della volontà. In modo particolare poi combattè la sua grande vivacità di carattere e gli impulsi della sua natura irascibile, sino a diventare sempre calmo e tranquillo. In questo modo, avendo egli acquistato l'abito della mansuetudine, si mostrò sempre così mite e condiscendente con tutti, che bastava udirlo parlare, per sentirsi irresistibilmente attratti a lui. Per questa padronanza di sé non fu visto mai alterato, ma sempre mostrava un aspetto dolce e sereno, sia nella prosperità che nell'avversità.


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